
Empatia Vegetale
Blog a cura di Federico Bigaran e Marta Villa
Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto.
Henry David Thoreau

Empatia e mondo vegetale: un laboratorio ….en plein air …..work in progress
L’associazione di promozione sociale Aree fragili (https://www.areefragili.it/) organizza annualmente un convegno dedicato alle aree ambientalmente e socialmente fragili, con particolare attenzione alle aree rurali, sviluppando i temi della marginalità socio territoriale anche attraverso lo studio e la promozione di comunità di pratiche. Il tema individuato per il prossimo XVI convegno, che si terrà a Rovigo il 18-19 marzo 2022, è Empatia agro-silvo-pastorale nelle aree rurali fragili.
Empatia è concetto filosofico, sviluppato poi da psicologi, psicoterapeuti, operatori sociali e del marketing. L’empatia è vista da parte degli economisti come uno strumento efficiente di conduzione aziendale attraverso una modalità di ascolto dell’ambiente che ne favorisce la protezione duratura (sostenibilità). L’intento del convegno è capire se l’empatia possa aprire orizzonti e svelare pratiche innovative in campo agro-silvo-pastorale. Saranno raccolte e presentate riflessioni ‘su’ e ‘di’ agricoltori sull’empatia agro-forestale, resoconti di ricerche psicosociali in cui rintracciare segnali e scale di empatia, analisi secondarie di relazioni istituzionali, documenti e pratiche agro-silvo-pastorali alla luce del criterio dell’empatia.
La presente comunicazione vuole stimolare in Provincia di Trento la partecipazione di operatori del settore agricolo, forestale e dell’ambiente, della formazione e della ricerca per l’individuazione di casi, esempi, iniziative riflessioni attorno al tema dell’empatia con il mondo vegetale.
La disposizione della popolazione umana ad atteggiamenti empatici verso il mondo vegetale varia nel tempo e nello spazio ed entro le comunità sociali anche in relazione al genere, alla cultura, alla religione, alle abitudini, allo stile di vita, al clima, alla vegetazione presente in un determinato territorio. La capacità di cogliere il valore simbolico della natura, a noi esterna (macrocosmo), come un qualcosa di interno (microcosmo), ossia come facente parte del nostro essere, sentirsi quindi pienamente parte di essa, viene considerato un elemento essenziale per affrontare con successo la sfida ambientale e la conservazione degli ecosistemi. La comprensione e la condivisione dell’esperienza emozionale di empatia verso il mondo vegetale con altre persone consentono di amplificarne l’effetto. L’empatia può essere indotta e gli psicologi ritengono che i primi anni di vita siano determinanti per lo sviluppo di una capacità empatica. In genere le donne sono dotate di una maggiore capacità empatica rispetto agli uomini. È noto che è più diffusa e riconosciuta l’empatia verso un altro essere umano rispetto a quella per il mondo vegetale o animale e per la natura in genere. Sono considerate forme di empatia differenti che però presentano similitudini nei vari processi psicologici e nelle componenti affettive, cognitive e motivazionali. È interessante a tal proposito il ricorso alla rappresentazione antropomorfica delle piante, in particolare quelle officinali, da parte degli antichi botanici: si ricordi ad esempio la raffigurazione della mandragola negli erbari e la riproposizione in chiave contemporanea nei libri della scrittrice inglese J. Rowling e nei film con protagonista Harry Potter (Harry Potter e la Camera dei Segreti). Non si dimentichi nemmeno l’attribuzione della presenza di spiriti nel mondo vegetale da parte di talune religioni o credenze popolari o l’utilizzo di queste entità presenti nel mondo vegetale come medium di guarigione grazie alle pratiche sciamaniche. Anche nell’arte figurativa è presente il ricorso all’antropomorfismo per rappresentare in modo empatico il mondo vegetale.
Oggi si assiste ad una diffusa riscoperta del mondo vegetale ed a una ricerca di nuove relazioni con le piante, siano essi spontanee o coltivate. In passato anche nella nostra cultura i rapporti con il mondo vegetale erano molto più frequenti e stretti, essenziali per la nostra esistenza. La maggioranza della popolazione abitava nelle campagne, molti erano contadini e si faceva un ampio uso di piante spontanee nell’alimentazione, la conoscenza del mondo vegetale e dei suoi plurimi utilizzi era più diffusa. Gli alimenti abituali e tanti prodotti d’uso comune provenivano in misura maggiore dal mondo vegetale, dalle produzioni primarie dell’agricoltura, e vi era una conoscenza diffusa e ricca riguardo alla coltivazione, raccolta, conservazione e trasformazione dei prodotti coltivati e spontanei utilizzati per i vari scopi.
Il cambiamento delle tecniche produttive, degli stili di vita e dell’alimentazione ha allontanato il mondo vegetale e le materie prime dall’esperienza quotidiana delle persone. Compaiono nella nostra alimentazione molti prodotti di origine animale e i prodotti vegetali vengono sempre più trasformati prima di entrare nelle nostre case. L’industrializzazione e la specializzazione anche territoriale delle produzioni agricole hanno inoltre favorito le monocolture a discapito di un mosaico produttivo variegato proprio di un’economia di sussistenza. Le occasioni di contatto della popolazione con la varietà del mondo vegetale coltivato diminuiscono sempre di più. Per gli agricoltori la meccanizzazione e la selezione genetica cambiano il rapporto con le piante: la semente non è più auto-prodotta, l’agricoltore non seleziona il materiale riproduttivo e si affida alle sementi migliorate, alle varietà selezionate, le operazioni vengono meccanizzate e in tali casi combinate, il contatto con la pianta e con i campi viene ridotto al minimo necessario. Non è un caso che il regista Ermanno Olmi abbia dedicato un lungo capitolo del suo film-documentario Terra Madre (2008) rappresentando la quotidiana relazione ancora autentica tra l’uomo e le specie vegetali coltivate e selvatiche e la paziente attesa di entrambi, le azioni semplici ma efficaci che seguono il ritmo delle stagioni, la scelta invernale dei semi da far riprodurre la primavera successiva e la dimensione quasi onirica e purtroppo nostalgica di un mondo rurale che, nella denuncia dell’autore, sta scomparendo lentamente ma inesorabilmente. La competitività dei mercati rende necessario comprimere i costi. L’automazione e il controllo in remoto delle produzioni agricole fanno presagire un’agricoltura con sempre meno agricoltori. Lo stato di salute delle piante viene controllato a distanza, molte operazioni sono già oggi automatizzate e molte altre lo saranno. Le coltivazioni idroponiche, realizzate in ambiente totalmente controllato, a ciclo breve, costituiscono un sistema produttivo “a batteria” completamente automatizzato. L’uomo e il vegetale possono non incontrarsi mai salvo nel momento del consumo, come ha documentato il giornalista Michael Pollan in numerosi suoi saggi tra i quali vogliamo ricordare La botanica del desiderio (2014) dove ricostruisce tutta la relazione sempre più distante tra l’uomo agricoltore e l’uomo consumatore e vegetali quali la patata o la mela, o Il Dilemma dell’onnivoro (2006) che ci permette di addentrarci nei sistemi di produzione alimentare sconosciuti alla maggioranza dei consumatori.
Mentre si riduce la relazione di produttori e consumatori con il mondo vegetale coltivato, si assiste ad una maggiore frequentazione ed interesse della popolazione verso il mondo vegetale spontaneo, le aree naturali, i boschi, i parchi, i giardini. Le attività sportive ricreative “outdoor” portano un sempre maggior numero di persone a contatto con il mondo vegetale. La vita in città richiama l’esigenza di verde, le piante entrano negli appartamenti e nelle strutture urbane, si sviluppa una notevole attività editoriale e dei servizi attorno al mondo vegetale. La spesa destinata al giardinaggio e alla cura delle piante aumenta. Anche la scienza guarda al mondo vegetale in modo diverso. Le osservazioni di molti studiosi portano a considerare le piante come esseri dotati di un’intelligenza che le rende consapevoli e capaci di interagire efficacemente con il mondo circostante. Le piante vedono, sentono, ricordano, elaborano informazioni, risolvono problemi che l’ambiente pone, sono dotate di comportamenti definibili intelligenti in quanto adattivi, flessibili, autonomi, anticipatori, finalizzati.
Le piante sono in grado di emettere segnali e vi sono iniziative (vedi progetto Pleased https://pleased-fp7.eu/in-short/) per sviluppare tecnologie per registrare e analizzare tali segnali, utilizzando queste ultime come sensori.
L’organizzazione del mondo vegetale è basata in larga misura sulla simbiosi e sulla commensalità e la predazione è assente, essa diviene un modello (il green social network) di coabitazione in virtù del basso livello di ostilità che si riscontra in raffronto con le comunità animali.
Il livello di empatia della popolazione verso il mondo vegetale aumenta, si sviluppano iniziative come i bagni di foresta (forest bathing), l’abbracciare gli alberi (tree hugging), passeggiare nella foresta a occhi chiusi o a piedi nudi (perception walking). Sono sempre più sperimentate le terapie forestali, o silvo-terapie, ossia la pratica di immergersi nella natura, in particolare nei boschi, e sfruttare le loro influenze benefiche per la salute fisica e mentale, abbracciare o star a contatto con gli alberi migliora la nostra salute e genera benessere.
Questa dualità di comportamenti verso il mondo vegetale, empatico da parte di alcune frange di popolazione verso il vegetale spontaneo, naturale e di tipo speculativo da parte degli agricoltori verso i vegetali coltivati viene a confondersi ed a integrarsi in alcune esperienze realizzate da produttori di piante officinali, da coltivatori di frutta antica, di ortaggi tradizionali, di cereali storici, da vignaioli che coltivano secondo tradizione vitigni locali. La relazione del consumatore e del produttore con l’elemento vegetale viene arricchita di conoscenze e di consapevolezza del ruolo di quel determinato vegetale nel patrimonio culturale, storico, sociale ed economico di un territorio. La fattoria didattica, la fattoria-giardino, le aziende agricole ad alto valore naturalistico, gli orti collettivi e sociali sono strutture nelle quali l’empatia verso il mondo vegetale diviene fattore chiave ed elemento economico.
Si ritiene quindi utile raccogliere esperienze, analisi di casi e progetti realizzati in aree fragili che facciano uso diretto o indiretto dell’empatia verso il mondo vegetale sotto il coordinamento scientifico di Marta Villa, antropologa culturale dell’Università degli Studi di Trento secondo un approccio antropologico-ecologico che vuole valorizzare il saper fare, i saperi tradizionali, le conoscenze ereditate, le nuove pratiche innovative capaci di raccordare modalità consuetudinarie di relazionarsi con il mondo botanico e nuove scoperte tecnico-scientifiche e nello stesso tempo le narrazioni costruire attorno a queste esperienze per comunicare ai consumatori il valore caratteristico del prodotto che andranno a contattare.
Le testimonianze raccolte verranno analizzate e discusse assieme ai proponenti in sessioni di lavoro organizzate da Agriverde-Cia e coordinate dalla dott.ssa Marta Villa in collaborazione con Federico Bigaran, agronomo.
Nota Bibliografica
E. Brenner, R. Stahlberg, S. Mancuso, J. Vivanco, F. Baluška, E. Van Volkenburgh, Plant neurobiology: an integrated view of plant signaling, in «Trends Plant Science», 11, 8, 2006, pp. 413-419.
E. Coccia La vita delle piante. Una metafisica della mescolanza, Il Mulino, Bologna 2018.
G. Barbera, Abbracciare gli alberi, Il Saggiatore, Milano 2017.
G. Mancardi, Comunicare con le piante. Esperienze di interscambio con il mondo vegetale, Editoriale Olimpia, Firenze 1997.
S. Mancuso, L’intelligenza delle piante, webinar consultabile a https://www.youtube.com/watch?v=d-mNMCbvmFo (verificato 1 agosto 2021)
E. Olmi, Terra Madre. Documentario, Feltrinelli, Milano 2008
G. Pellegrino, M. di Paola, Etica e politica delle piante, DeriveApprodi, Roma 2019.
M. Pollan, La botanica del desiderio, Il Saggiatore, Milano 2005.
M. Pollan, Il dilemma dell’onnivoro: cosa si nasconde dietro quello che mangiamo, Giunti, Firenze 2011.
J. Rowling, Harry Potter e la Camera dei Segreti, Salani, Milano 2012.
P. A.Sandifera, A. E.Sutton-Grierb, B. P.Wardc,Exploring connections among nature, biodiversity, ecosystem services, and human health and well-being: Opportunities to enhance health and biodiversity conservation, in «Ecosystem Services», 12, 2015, pp. 1-15.
M. Silverstone, Blinded by Science, Lloyd’s World Publishing, 2011.
K.P. Tam, Dispositional empathy with nature, in «Journal of Environmental Psychology», 35, 2013,pp. 92 -104.
P. Wohlleben La vita segreta degli alberi, Cosa mangiano. Quando dormono e parlano. Come si riproducono. Perché si ammalano e come guariscono, Macro edizioni, Cesena 2016
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Federico Bigaran, agronomo, già direttore dell’Ufficio per le produzioni biologiche della Provincia autonoma di Trento, ha realizzato studi, programmi, progetti e iniziative per lo sviluppo del settore biologico, la diffusione delle pratiche agroecologiche e la salvaguardia della biodiversità. Ha partecipato a studi per lo sviluppo delle politiche europee, nazionali e regionali a favore della montagna e per la valorizzazione dei prodotti locali di qualità (settore delle piante officinali, l’allevamento ovi-caprino e la transizione ecologica nel settore viticolo). Ha progettato e realizzato vari progetti di cooperazione interregionale ed è autore di vari articoli e pubblicazioni.
Marta Villa, Assegnista di Ricerca in Antropologia Culturale e docente a contratto di Antropologia Culturale – Università degli Studi di Trento e di Antropologia Culturale Medica – Università degli Studi di Verona. Conduce ricerche di antropologia alpina, dell’alimentazione e del paesaggio da oltre 15 anni. Ha all’attivo 4 monografie, 2 curatele, e 80 pubblicazioni tra cui articoli su riviste scientifiche e capitoli in volumi collettanei. Conduce seminari presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale sul paesaggio agrario alpino e le interconnessioni tra turismo e cibo. Ha condotto dal 2106 al 2020 una ricerca storico-antropologica sullo sviluppo del paesaggio nella Piana rotaliana per l’ Università della Svizzera Italiana.
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